La dimensione conta quando si parla di ETF
La regola d’oro ci dice che più grande un ETF, meglio è. Gli ETF più grandi sono in grado di minimizzare i costi e sono meno soggetti alla liquidazione e alle relative conseguenze.
Gli ETF devono avere una certa dimensione per poter essere sostenibili. Oltre una certa soglia, i profitti degli ETF salgono più velocemente rispetto ai costi, per questo la dimensione del fondo è un buon indicatore della durata del prodotto e della sua popolarità.
Gli ETF appena lanciati si trovano subito a dover combattere contro il tempo per dare prova di sé stessi. La maggior parte dei fornitori di ETF danno ai loro nuovi prodotti il tempo di un anno per diventare grandi abbastanza per diventare redditizi. Se dopo 12 mesi l’ETF non è sostenibile, si rischia che venga chiuso (si veda qui di seguito l’impatto della liquidazione).
Vantaggi degli ETF grandi
L’ampiezza di questi mercato offre agli ETF più popolari maggiore spazio di manovra nella gestione dei costi e l’incentivo di ottenere profitti, se riescono ancora ad attrarre investitori. Gli investitori hanno tratto vantaggi da questa forte competizione tra i fornitori di prodotti che si è venuta a creare che ha contribuito alla continua discesa degli indici di spesa.
Più l’ETF aumenta il volume delle attività in gestione (AuM), più è facile ridurre i relativi indici di spesa, in quanto i costi incorrono come quota dei ricavi. Ciò vale in particolar modo per gli ETF che replicano indici di mercato come il FTSE MIB o l’MSCI World.
I grandi ETF tendono anche ad avere elevati volumi di negoziazione che consentono agli investitori di acquistare e vendere più facilmente le quote sul mercato, pagando differenziali bid-ask più bassi, in quanto i market maker possono far incontrare la domanda e l’offerta con maggiore facilità.
Cosa succede se un ETF viene liquidato?
Gli ETF non redditizi vengono chiusi. È veramente una condizione tanto negativa quanto sembra, che vale la pena evitare. Il principale aspetto da ricordare a riguardo è che non si hanno perdite monetarie nel momento in cui viene liquidato l’ETF, a meno che le quota non si azzeri.
Le attività sottostanti dell’ETF hanno ancora un valore di mercato quindi è possibile vendere le quote dell’ETF sulla borsa come si fa di solito o si può aspettare finché il fornitore dell’ETF non vende le attività restanti. In ogni caso, al momento della vendita si riceverà il valore attuale netto (NAV) delle quote dell’ETF in valore monetario.
Naturalmente si può poi reinvestire l’ammontare nel mercato, come per esempio in un ETF più redditizio della stessa categoria.
Il fatto che si è costretti a liquidare la posizione nel momento in cui l’ETF va in liquidazione, può far sorgere due principali problematiche:
- Il mercato può diventare sfavorevole prima che siate effettivamente in grado di reinvestire l’ammontare. Questo rischio sorge in particolar modo se si deve aspettare che il fornitore dell’ETF liquidi il prodotto. Di solito si tratta di un ritardo di circa una settimana prima che si possa effettivamente ricevere l’ammontare in denaro;
- Se si è costretti a liquidare la posizione al di fuori delle esenzioni fiscali si può incorrere nell’imposta sulla plusvalenza (capital gain) che non può essere detratta.
Inoltre, l’ETF può esser fuso con un altro prodotto più redditizio e ciò può far sorgere ulteriori plusvalenze imponibili, come sopra.
Ovviamente, non tutti gli ETF più piccoli sono a rischio di chiusura. Il fornitore può decidere che determinati prodotti restino prodotti di nicchia e provvedere a coprire i costi con indici di spesa più elevati o sovvenzionarli per motivi strategici.
Tuttavia, resta il fatto che la chiusura di un ETF è spiazzante e rappresenta un inconveniente, soprattutto se espone l’investitore ad imposte impreviste.